Massacro di Colfax

Massacro di Colfax
parte dell'Era della Ricostruzione
Raccolta dei morti dopo l'avvenuto massacro, pubblicato su Harper's Weekly il 10 maggio del 1873.
Data13 aprile 1873
LuogoColfax (Louisiana)
CausaRazzismo negli Stati Uniti d'America
Esitopiù di 150 vittime afroamericane
Schieramenti
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Il massacro di Colfax (fino agli anni 1950 denominato dagli storici tumulto o rivolta di Colfax) si verificò la domenica di Pasqua 13 aprile 1873 nel territorio della parrocchia di Grant, quando circa 150 afroamericani vennero uccisi da sudisti bianchi; fu la carneficina a sfondo razziale più cruenta nel corso dell'Era della ricostruzione.

Dopo le contestate elezioni del 1872 per il governatore della Louisiana e per altre cariche locali, un folto gruppo di bianchi armati di fucili e un piccolo cannone sopraffecero i liberti e la milizia statale occupando la sede del palazzo di giustizia distrettuale[1][2]. La maggior parte delle vittime venne uccisa dopo che si era arresa; altri 50 furono assassinati più tardi quella notte stessa dopo essere stati tenuti prigionieri per diverse ore. Le stime sul numero effettivo dei morti variano, passando da un minimo di 62 ad un massimo di 153; rimasero sul terreno anche tre assalitori. Le cifre furono difficili da determinare soprattutto perché i corpi vennero in gran parte gettati nel fiume o rimossi per una frettolosa sepoltura. Si sparsero anche voci sull'esistenza di fosse comuni.

Lo storico Eric Foner ha descritto il massacro come il peggior esempio di violenza razzista dopo il 1865[1]. Costituisce l'evento più sanguinario nello Stato federato della Louisiana tra i numerosi atti di violenza dopo l'accesa campagna elettorale per l'elezione del governatore. Foner scrive che "...ogni elezione [in Louisiana] tra il 1868 e il 1876 fu caratterizzata da violenza dilagante e frode pervasiva"[3].

In un primo tempo il comitato elettorale, in cui predominavano i "fusionisti" antigovernativi, dichiarò vincitore il democratico John McEnery ma poi si spaccò, con la fazione avversaria che proclamò invece vincente il repubblicano William Pitt Kellogg. Un magistrato federale di New Orleans stabilì poi che dovesse insediarsi un parlamento statale a maggioranza repubblicana[4].

Il processo a livello federale e la condanna di alcuni esecutori materiali della strage ai sensi degli Enforcement Acts giunse alla Corte suprema. In una sentenza chiave, quella sul caso Stati Uniti contro Cruikshank (1876)[5], la Corte stabilì che le protezioni garantite dal XIV emendamento non si applicavano alle azioni degli individui, ma solo a quelle dei governi statali. A seguito di ciò il governo federale si trovò impossibilitato a perseguire penalmente le azioni dell'organizzazione paramilitare della White League, che a partire dal 1874 aveva aperto sezioni nell'intero territorio statale. L'intimidazione, gli omicidi e la repressione del voto dei neri da parte di tali gruppi paramilitari furono d'aiuto al Partito Democratico per riconquistare con la forza il controllo politico del parlamento statale verso la fine degli anni 1870.

Tra la fine del XX e l'inizio del XXI secolo gli storici hanno prestato una rinnovata attenzione ai tragici eventi di Colfax e al caso che portò alla sentenza della Corte Suprema, e al loro significato nell'ambito della storia degli Stati Uniti di quei decenni.

  1. ^ a b Eric Foner, Reconstruction: America's Unfinished Revolution, 1863–1877, p. 437
  2. ^ Ulysses S. Grant, People and Events: "The Colfax Massacre", PBS Website Archiviato il 21 aprile 2004 in Internet Archive., accessed Apr 6, 2008
  3. ^ Eric Foner, Reconstruction: America's Unfinished Revolution, 1863-1877, New York: Perennial Library, 1989, p. 550
  4. ^ Lane, 2008, pag. b13.
  5. ^ Scheda

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